4 febbraio 2011: la nota info-investigativa del ROS

Il 4 febbraio del 2011 l’indagine entra nel vivo.

Il ROS invia al pubblico ministero Erminio Amelio una nota informativa dal nome: Indagine VALERIO.

Una nota lacunosa, confusa e contraddittoria.

Il documento è diviso in tre parti.

Nella prima parte, la premessa, vengono riportati gli accadimenti del 22 febbraio del 1980 e lo svolgimento delle infruttuose indagini lunghe ben 9 anni e terminate con la richiesta di archiviazione, deliberata dall’allora pubblico ministero Saviotti al giudice istruttore Claudio D’Angelo.

Nella seconda parte, la più corposa, si traccia il percorso investigativo svolto in un anno e le informazioni raccolte, spesso non comprovate però dai fatti.

Nella terza parte ci sono le conclusioni e le richieste per portare avanti le indagini.

Inoltre, viene allegato l’articolo del Corriere della Sera del 21 febbraio 2009 sottolineando come proprio da lì, da quell’intervista a Carla Verbano che riporta le affermazioni di Fioravanti e Mambro, ci sia stato l’interesse per riaprire le indagini.

Motivazione che lascia un grande dubbio, a chi scrive: è possibile che sia stata sufficiente un’intervista a Carla Verbano, riguardo il suo incontro con Fioravanti e Mambro, a far riaprire le indagini dopo anni di inattività totale della Procura?

Dunque, procediamo con ordine nell’analizzare questo documento.

Nella premessa non v’è scritto nulla di nuovo: è un lungo riepilogo di come il Giudice Istruttore non riuscì in alcun modo a trovare gli assassini di Verbano.

Cosa che, paradossalmente possiamo scrivere oggi delle seconde indagini, queste svolte dal ROS e dalla Procura.

L’unica informazione nuova è l’ipotesi che Andrea Munno fosse un informatore di Verbano.

Ipotesi assai suggestiva ma che non ha alcun riscontro e lascia piuttosto increduli. Munno era un neofascista che negli anni successivi divenne vicino all’ex sindaco Alemanno e che fu anche indagato per lo scandalo dei Punti Verdi nel processo di Mafia Capitale.

Questo scrive il ROS:

In relazione alla persona indicata dalla madre di Valerio, l’attività informativa svolta all’epoca, consentiva di ipotizzare che lo stesso si identifica in Munno Andrea, soggetto che avrebbe stretto amicizia proprio con Valerio Verbano durante la sua detenzione in carcere. Dopo la scarcerazione, i due avrebbero stretto legami di amicizia, tanto che lo stesso Verbano avrebbe presentato Munno Andrea ai suoi “compagni”, definendolo un “fascista pentito”1.

Ora, di Andrea Munno si sapeva fosse un neofascista molto attivo fra la fine degli anni 70 e i primi anni 80, si sapeva che fu aggredito in carcere da alcuni militanti di sinistra, nell’estate del 1979. Si presumeva, come scrisse Sardo Verbano nel suo memoriale, che poteva avere motivi di odio e vendetta contro Valerio ma che fosse poi diventato un amico e addirittura confidente di Valerio lascia proprio basiti e su questo, come su altre cose, il ROS non offre alcun riscontro.

Tutto può essere, in questa assurda vicenda, ma a oggi un’ipotesi del genere avanzata dal ROS pare davvero poco plausibile.

Certo, è assai più che probabile come riportato successivamente:

Sempre in relazione a Munno Andrea, il 6 agosto 1980, con nota n. 10655r/3 “P”, personale del Reparto Operativo Carabinieri di Roma riferiva al Tribunale diRoma – 81\ Sezione – dott. Mario Casavola, gli esiti del colloquio avvenuto il 4 agosto 1980 con “Munno Andrea”, all’epoca detenuto presso la Casa Circondariale di Regina Coeli, in seguito al quale veniva precisato che “si è avuta la sensazione che il Munno sia effettivamente a conoscenza di persone e fatti inerenti ambienti dell’eversione di destra di Roma, talché appare veramente utile tentare ripetuti contatti al fine di sciogliere le naturali e comprensibili riserve da lui espresse”. Con la medesima nota veniva richiesto “un permesso di colloquio permanente con il detenuto”. In relazione agli avvenuti colloqui, questo Reparto Anticrimine sta procedendo agli opportuni accertamenti per acquisire gli eventuali ulteriori elementi e documentazione che potrebbe essere utile allo svolgimento dell’indagine2.

Nella seconda parte vengono rilanciate vecchie e nuove ipotesi.

La prima riguarda le evidenti analogie tra l’omicidio di Valerio Verbano e il ferimento di Roberto Ugolini del 30 marzo del 1979.

La seconda riguarda la relazione con il ferimento di un militante di sinistra il 21 aprile del 1977 sul bus 37 nei pressi di Piazza Sempione a Monte Sacro.

La terza riguarda l’omicidio di Stefano Cecchetti del 10 gennaio del 1979.

Su tutte ovviamente l’attività politica antifascista militante svolta da Valerio come una causa, concausa, che ha generato l’omicidio dello stesso.

Dall’esame della documentazione relativa a episodi delittuosi compiuti immediatamente prima dell’omicidio di Valerio Verbano e comunque in danno di soggetti politicamente impegnati nell’area della destra e sinistra extraparlamentare, emergeva un’aggressione armata che, per modus operandi, rilevava interessanti analogie investigative proprio con l’omicidio in oggetto per il quale questo Reparto Anticrimine sta svolgendo specifica attività di indagine e cioè il ferimento di Ugolini Roberto3.

La nota prosegue ricordando la modalità in cui fu ferito Ugolini, le (pessime) indagini svolte dall’autorità giudiziaria e i processi che portarono a condanne secondarie, come dall’autore già ricordato4.

Il ROS insiste sottolineando una cosa nota e stranota:

L’eccezionale analogia delle modalità dell’aggressione a Ugolini Roberto, i cui autori non miravano certo al solo ferimento (non comprovato, n.d.a.) e dell’omicidio di Valerio Verbano, in un contesto cronologico, politico e territoriale ben determinato, lascia oggettivamente ritenere che i due episodi possano essere collegati tra loro, tenendo conto che Valerio Verbano, che poteva già essere stato individuato quale obiettivo da colpire nel breve termine, il 20 aprile 1979, come verrà più avanti dettagliatamente indicato, veniva tratto in arresto e rimaneva detenuto sino al novembre 1979. Questo aspetto investigativo verrà, nel corso della presente nota, ulteriormente sviluppato e delineato con gli elementi emersi dall’attività d’indagine sino ad ora svolta, relativamente all’analisi di altri gravissimi episodi delittuosi (alcuni dei quali conclusisi con l’omicidio “politico”), che possono trovare una logica spiegazione che è stata processualmente definita ritorsione del “colpo su colpo”, ossia, l’azione politicamente subita andava restituita5.

L’omicidio di Verbano è strettamente legato all’omicidio di Cecchetti poiché, secondo il ROS un ristretto gruppo di neofascisti, probabilmente vicino ai NAR, ha deciso l’azione nei confronti di Valerio Verbano, presumibilmente come ritorsione per l’omicidio di Stefano Cecchetti secondo la logica del “colpo sul colpo”, come riportato in una sentenza della Corte di Appello nel processo ai NAR del 19856.

Il ROS, a sorpresa, prosegue scrivendo che:

va ancora rilevato che il 20 aprile 1979, in seguito all’arresto di Valerio Verbano, presso l’abitazione dello stesso veniva rinvenuta, tra l’altro, una copiosa documentazione relativa ad una dettagliata schedatura di soggetti appartenenti all’estrema destra e alle Forza di Polizia, analizzate nell’ambito di questo procedimento in riferimento a cura di questo Reparto Anticrimine. Tra i nominativi inseriti all’interno di detto archivio, ritenuti di particolare interesse per le indagini che questo Reparto Anticrimine sta svolgendo in relazione all’omicidio di Valerio Verbano, vi erano quelli di numerosi neofascisti dell’epoca, soggetti che, quantomeno alla fine degli anni 70, erano ritenuti da Valerio Verbano dei fascisti e territorialmente inseriti o riconducibili nelle zone di Talenti, Monte Sacro, Nuovo Salario, Trieste, Nomentano7.

Dunque, anche se non lo scrive chiaramente, il ROS al 4 febbraio 2011 ha in mano il cosiddetto Dossier Verbano.

Da dove viene?

Non lo spiegherà mai e anzi a lungo negherà di averlo.

Dalle ceneri delle vecchie indagini ripartono le nuove, con ipotesi vecchie e già avanzate negli anni senza alcun riscontro ma anche con ipotesi nuove e nomi mai entrati in precedenza.

Nomi di neofascisti che non verranno iscritti al registro degli indagati e non verranno, come sappiamo, rinviati a giudizio.

Due in particolare verranno aleggiati, indicati sulla stampa uno come un professionista che vive a Milano, l’altro come un imprenditore che vive in Brasile, ma nulla emergerà contro di loro.

La cosa che il ROS non scrive è come sia arrivato a ipotizzare che questi due neofascisti possano aver ucciso Verbano.

Non ci sono prove. I due neofascisti non verranno nemmeno rinviati a giudizio.

La nota prosegue dilungandosi ampiamente sulla vicenda del ferimento di Maurizio S. il 21 aprile del 1977 – di cui ho dato già cenno nella seconda edizione del mio libro8 – e dell’assassinio di Stefano Cecchetti – di cui ho già dato ampiamente conto – e di come questi due fatti siano inseriti nella spirale che portò all’assassinio di Verbano, in particolar modo il secondo, per cui Valerio fu ignominiosamente accusato dai NAR di essere il mandante.

La vicenda del ferimento di Maurizio S. è fondamentale secondo il ROS, al punto che arriva a ipotizzare che il neofascista che sparò potrebbe aver fatto parte del gruppo di fuoco che uccise Verbano.

Nel corso degli anni le indagini proseguiranno in questa direzione ma non arriveranno a nessuna conclusione.

Anche perché, come ho già ricordato, le indagini per il ferimento di Maurizio S. e di un altro giovane estraneo al mondo della militanza politica, praticamente non si svolsero e il Giudice Istruttore archiviò subito il caso.

Una vicenda di cui darò comunque maggiori informazioni nel prosegui della lettura delle pagine delle indagini.

Nella terza parte, quella delle conclusioni e richieste, il ROS ribadisce che:

La presente attività d’indagine, svolta soprattutto attraverso l’esame della documentazione processuale relativa sia all’omicidio di Valerio Verbano, sia a quella relativa ai procedimenti penali instaurati in seguito agli episodi delittuosi avvenuti nella capitale tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, organizzati e compiuti da militanti di gruppi eversivi di opposta ideologia, ha consentito di rilevare elementi in grado di ritenere oggettivamente sostenibile l’ipotesi di una struttura di estrema destra che, agendo verosimilmente anche in relazione della “ritorsione” del “colpo su colpo”, aveva, tra gli altri, individuato e ucciso Valerio Verbano, omicidio sul quale da più di trent’anni sono state condotte attività d’indagine senza tuttavia risalire all’identità degli autori.

Le recentissime acquisizioni info-investigative condotte da questo Reparto Anticrimine hanno pertanto consentito di effettuare una rilettura degli avvenimenti delittuosi ripercorsi nella presente nota, che, a partire dal 21 aprile 1977, giorno in cui viene ferito a colpi di pistola un amico di Verbano sul bus n° 37 nei pressi di Piazza Sempione, consentivano di rilevare la presenza di alcuni neofascisti all’interno di un gruppo ideologicamente riconducibile alla destra eversiva;

Inoltre, si vuole ancora evidenziare come il modus operandi dell’omicidio di Valerio Verbano e il ferimento di Ugolini Roberto, presentino le seguenti evidenti analogie:

entrambi venivano compiuti di mattina, all’interno delle abitazioni delle vittime, da tre soggetti; le due azioni, per come condotte, dimostravano essere attuate previa programmazione e organizzazione di tipo militare.

Per quanto riguarda le rivendicazioni dei NAR quella pervenuta la stessa sera dell’omicidio di Valerio Verbano ritenuta attendibile per il formato particolare del proiettile esploso, potrebbe essere attribuibile a soggetti che non essendo ancora stabilmente strutturati nell’organizzazione, ne avevano avuto comunque contatti e si proponevano a essa con un gesto eclatante e sicuramente condivisibile da parte di quell’area politica.

Il successivo comunicato dei NAR, infatti, attraverso il quale l’organizzazione terroristica negava il proprio coinvolgimento nell’omicidio, potrebbe giustificarsi proprio perché appartenenti alla stessa erano verosimilmente all’oscuro del piano del commando omicida.

Oltre alla richiesta di intercettazioni il ROS chiedeva di svolgere attività di escussione di persone informate sui fatti, nonché di fare una nuova comparazione balistica delle armi rinvenute e sequestrate in diversi procedimenti penali, sia a carico dei militanti dei NAR sia nei confronti di altri soggetti che possano essere legati all’omicidio di Valerio Verbano.

Il ROS chiede al PM di procedere all’attività di intercettazione nei confronti dei diversi soggetti indicati nella nota anche perché è oggettivamente ipotizzabile che siano a conoscenza di aspetti ed elementi utili alle indagini in relazione all’area in cui è stato organizzato e attuato l’omicidio di Valerio Verbano.

Le operazioni di intercettazione a più di 30 anni dall’omicidio sono lo strumento necessario dal quale non si può prescindere, oltre a quanto processualmente già acquisito nel corso dei numerosi procedimenti penali indicati nella presente nota stante la distruzione di alcuni dei reperti dai quali oggi sarebbe stato possibile acquisire un profilo di almeno due dei tre soggetti che parteciparono al delitto e possono rivelarsi elementi utili alla identificazione degli autori e degli eventuali mandanti, anche in previsione della consueta commemorazione dell’omicidio di Valerio Verbano, presumendo che, come negli anni passati, susciterà l’interesse dei media per l’argomento, e sarà dunque utile ascoltare le conversazioni delle persone che possono essere a conoscenza della verità sullo specifico fatto delittuoso9.

A seguito di questa affermazione, lo stesso giorno il ROS chiede l’autorizzazione a intercettare alcuni vecchi amici di Valerio Verbano e, successivamente, un gruppo di neofascisti del quartiere Talenti e dintorni, attivi fra la fine degli anni 70 e gli anni 80.

1Tribunale di Roma, Procura della Repubblica, fasc. 6391/11, nota info-investigativa a cura del ROS, pag 36, 4 febbraio 2011.

2Ibidem.

3Ibidem pag. 39.

4Vedi Il ferimento di Roberto Ugolini, in Valerio Verbano una ferita ancora aperta, capitolo 4 pag 84, Roma Lorusso editore 2020.

5Tribunale di Roma, Procura della Repubblica, fasc. 6391/11, nota info-investigativa a cura del ROS, pag 40, Roma, febbraio 2011.

6Ibidem pag 41.

7Ibidem pag 41.

8Marco Capoccetti Boccia, Valerio Verbano una ferita ancora aperta, pp 40 e 41, Lorusso Editore, Roma, 2020.

9Tribunale di Roma, Procura della Repubblica, fasc. 6391/11, nota info-investigativa a cura del ROS, pp 76-77, Roma, febbraio 2011.

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